La storia degli Squallor, di Dario Salvatori
AVVERTENZA: Questa biografia è
tratta dal Dizionario della Canzone Italiana, a cura di Gino
Castaldo. 1990/1991, Curcio Editore e la voce è firmata da Dario
Salvatori, il quale ha commesso numerose imprecisioni che grazie
alle segnalazioni di diversi amici, posso correggere. Troverete le
rettifiche nel corpo del testo tra parentesi quadre.
Quattro amici, tutti ben inseriti nel mondo
dell'industria discografica, i quali un po' per gioco, un po' per
pura goliardia, ma anche per evadere dalla routine della discografia
milanese, decidono di formare un gruppo la cui denominazione è tutto
un programma. Giancarlo Bigazzi è un affermato musicista, Toto Savio
è compositore e produttore, Daniele Pace è fra i parolieri che più
hanno venduto in tutti i tempi, infine Alfredo Cerruti è
discografico, produttore, non ancora autore televisivo, ma
soprattutto fidanzato di Mina. Il loro primo disco esce per la Cgd
con il titolo VACCA: una serie ininterrotta di gag, basse
insinuazioni, battute pesanti, un disco a "taglio basso" che, dato
l'anno in cui viene pubblicato, il 1977, avrebbe dovuto passare
automaticamente nel dimenticatoio, e invece ha successo. [Il primo
LP degli Squallor è Troia, non
Vacca, ed esce nel 1973].
Nel 1978 escono addirittura due album: POMPA e
CAPPELLE [Cappelle
esce sì nel '78, ma gli album contemporanei sono Pompa e Vacca ed
escono nel '77] per i quali il discorso non cambia: Cerruti, voce
stentorea a effetto nasale è il "cantante solista", Toto Savio il
principale artefice delle musiche, a volte rubacchiate di proposito,
a volte originali, a volte ancora semplici sottofondi per le
battute. I dischi hanno successo, la radio comincia a trasmetterli,
entrano in classifica, sia pure nelle posizioni di retrovia, e il
gruppo diventa per molti un "must" del kitsch all'italiana. Sulla
medesima linea ormai "classic", gli album MUTANDO (1981) e
SCORAGGIANDO (1982).
Il gruppo subisce una prima battuta d'arresto con la
morte di Daniele Pace (1985), autentico "spuntista" della
formazione. Ma nel 1988 approdano alla Ricordi, dove Cerruti si è
trasferito come direttore artistico, con ARRAPAHO (arriva al n.13 in
hit parade), [Arrapaho
è del 1983 e ha venduto 180.000 copie] secondo alcuni l'album più
riuscito, a cui viene accoppiato in simultanea un film,
un autentico tonfo, ricercato però oggi come un momento irripetibile
del pre-demenziale italiano. Nel 1984 esce UCCELLI D'ITALIA, dove le
idee, la cattiveria, la satira e la voglia di pungere si dimostrano
tutt'altro che sopite. Il 1985 è l'anno di TOCCA L'ALBICOCCA (n.11
in hit parade), un lavoro all'interno del quale si inserisce per la
prima volta qualcosa di riciclato. [In Tocca
l'albicocca tutti i brani sono inediti, probabilmente Salvatori
si riferisce al fatto che sia Berta che Vacca (entrambi del '77)
hanno la stessa base] MANZO, satira di Rambo, del 1986, è un album
in cui gli Squallor appaiono per la prima volta assai provati.
Il gruppo appare smembrato e quelle occasioni di
bagordi che costituivano un po' le loro riunioni di lavoro sembrano
svanire: Cerruti, trasferitosi ormai a Roma; Bigazzi più alle prese
con le sue barche a Punta Ala che non a Milano, e le non perfette
condizioni di salute di Savio fanno pensare a una crisi.
Successivamente Cerruti abbandona del tutto la discografia e il
gruppo rischia di rimanere senza contratto. La formazione è comunque
ancora attiva e le idee sono tante, tuttavia molto dell'antico
smalto sembra scomparso.
Il limite degli Squallor è stato quello di
trincerarsi dietro una sigla, anche quando le singole identità dei
vari componenti erano più che note. Il passo successivo avrebbe
dovuto essere quello di affrontare il pubblico. Diversamente da
altre formazioni-sberleffo del passato (la prima che viene in mente
è la famosa orchestra-spettacolo dell'americano Spike Jones) non
hanno mai tentato invece il grande salto, accontentandosi dei limiti
della sala d'incisione. Rimane il caso, più unico che raro nella
discografia italiana, di un gruppo che è riuscito a vendere qualche
milione di dischi non solo senza esporsi, ma anche senza un briciolo
di pubblicità. Quando l'immagine non è tutto. Anzi. [Cielo
Duro, del 1988, non viene menzionato]
Dario Salvatori